Mons. Viganò, appello contro la dittatura globale

Aperto da Finnegan, 8 Maggio 2020, 12:20:50 PM

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johann

#10
firmato di corsa!
Trovo sempre conforto e sollievo quando vedo che escono allo scoperto e salgono con noi  in "montagna" a fare resistenza al sistema sempre nuovi "pezzi grossi" del giornalismo della cultura e della chiesa   i tempi sono maturi per ritorcere contro gli stessi autori di un tempo tutto l'arsenale di apologetica e iconografia pseudo-rivoluzionaria che   ad esempio   ha connotato di insurrezionalismo le note dell'inflazionata canzone "bella ciao"    se si vuole preservarne la "verginita'" politica  ed evitare che degradi a squallido inno dell'ennesima muta della solita ferramenta ideologica a base falce e martello  bisogna pur "salvarla" dall'abuso dei suoi stessi autori  e  trovarle nuove cause per le quali possa fare da degna colonna sonora   oggi quindi  niente di meglio che ritorcela contro i nipotini globalisti sfascio-progressisti  degli allora partigiani comuinisti visto che se fosse stato per loro avrebbero traghettato l'italia da un tipo di fascismo politicamente nero a uno politicamente rosso       

Per quanto riguarda vigano' e la chiesa l'impegno "partigiano" e' se possibile ancora più difficile e spinoso  perche il  suo fronte e' sia interno che esterno   
Esterno perche non bisogna mai smettere di continuare ad esercitare l'imperativo insito nella missione di una chiesa che giudica la storia,   impegno cioe' di far sentire la sua voce nel giudicare l'andazzo generale e ammonire le societa' sul loro degrado e sul deterioramento sempre più grave del proprio indice di "qualita" sociale e umana 
interno perche  qui ormai ogni componente "sana"  il corpo mistico della chiesa a cominciare dai  fedeli deve sentirsi coinvolto nell'opera pietosa e penosa di supplire all'imboscamento nell'ignavia progressista (quando non complicita' ) delle massime gerarchie vaticane a cominciare  col dover fare le veci di un papa che in questo momento storico caratterizzato da cambiamenti epocali  dal suo sommo ufficio e pulpito non trova di meglio che mettere in guardia tutti dalle insidie   (rullo di tamburi...)  dello strozzinaggio!!!

Ti auguro di vivere in tempi "interessanti"  cosi recita un'aforisma della buona vecchia cina antica  in risposta a quanti si lamentavano della monotonia esistenziale di vivere periodi politicamente "piatti"  ebbene sono sempre più convinto che alla nostra generazione sia toccato l'onere e la responsabilita'  di vivere  non subire  i molti e gravi cambiamenti che stanno succedendo   cambiamenti fomentati ad arte per rimodellare a senso unico non tanto le singole societa' ma il mondo intero
visto che il tema ecologista e' già monopolio e tormentone ideologico scelto dal sistema per rendersi modaiolo a livello di "cultura di massa"  penso che fare resistenza in questo caso significhi non eludere il tema ma farsene carico nel restituirgli pero' la sua autentica interpretazione  e cioe' quella che considera l'ecologia in modo integrale  natura + uomo   per me quindi bisognerebbe porsi a strenua difesa di tutto il colossale patrimonio  di "biodiversita" sociale,  identaria,  culturale, e storica,  che rende questo mondo meravigliosamente ricco   contro tutte quelle forze che vogliono incendiare disboscare e arare "l'amazzonia" della biodiversita umana per farne un unico gigantesco campo coltivato con una sola tipologia di "monocultura" umana   questo e' l'epocale cambiamento che ci vogliono infliggere e che si deve combattere
a tutti i costi
anche ad essere masochisticamente indulgenti nel volerla credere un incidente fortuito  la pandemia covid19 rappresenta chiaramente un gigantesco esperimento di ingegneria sociale planetaria   oltre a sottoporre la cavia del mondo intero a una specie di stress test per accertare e misurare la soglia di molti  "limiti" del senso della convivenza civile  ha collaudato "sul campo"  anche la nuova "arma" della pandemia biologica che si aggiunge nell'arsenale alle altre pandemie di tipo economico, e finanziario,  tutte "primizie" finalizzate a terremotare lo status quo "naturale" del mondo  ovviamente per poter "riedificare" le cose in modo ideologicamente pianificato 
per ottenere questo e' fondamentale per i neo sfascisti-progressisti liberal-libertini che la loro essenza ideologica governi di fatto praticamente di continuo  sia che figuri al governo o all'opposizione di una democrazia occidentale  o sia contemplata dentro una delle tante dittature rimaste in circolazione di matrice comunista ( proprio per questo tollerate dal sistema)  questa gentaglia deve allungare e tenere costantemente le mani in pasta in qualunque ambito e ovunque si possa esercitare potere di influenza e condizionamento politico-ideologico   

In passato l'evoluzione politica e sociale procedeva sulla linerita brutale ma cristallina e per certi versi "pura" del modo di fare maschile: oltre i limiti del dialogo tutto si faceva convergere su un buon campo di battaglia, se non altro nella quasi totalità delle volte l'esito era "definitivo e irrefutabile"
Oggi invece tutto e' effeminato e i nemici  quasi mai sono chiaramente identificati e schierati  anzi  il loro modo di "combattere" e proprio quello di scompaginare  e disinnescare ogni possibile rifluire in schieramenti contrapposti di posizioni ideali di principio  tutto deve essere ridotto a infinite baruffe tra infinite posizioni di mezzo,  il trend vuole che tutto venga annacquato e confuso  per il mondo laicita se questo e' lo scopo val bene una messa  e se serve anche dichiararsi cristiani come vendola o attivisti maschili come stasi o antiabortisti come casini      oggi non c'e' più spazio per dichiarazioni di guerra e chiamata alle armi   semmai la "buona battaglia" e' guardarsi attorno per scovare e stanare dagli anfratti del conformismo modaiolo i propri veri nemici e passare poi a distruggerli nel confronto diretto delle idee
Un uomo che è un uomo DEVE credere in qualcosa (dal film: il mio nome è nessuno)

Waldgänger

Citazione di: johann il 10 Maggio 2020, 08:28:44 AM
In passato l'evoluzione politica e sociale procedeva sulla linearità brutale ma cristallina e per certi versi "pura" del modo di fare maschile: oltre i limiti del dialogo tutto si faceva convergere su un buon campo di battaglia, se non altro nella quasi totalità delle volte l'esito era "definitivo e irrefutabile"
Oggi invece tutto e' effeminato e i nemici quasi mai sono chiaramente identificati e schierati: anzi  il loro modo di "combattere" e proprio quello di scompaginare  e disinnescare ogni possibile rifluire in schieramenti contrapposti di posizioni ideali di principio;  tutto deve essere ridotto a infinite baruffe tra infinite posizioni di mezzo; il trend vuole che tutto venga annacquato e confuso  per il mondo laicitsa se questo e' lo scopo val bene una messa, e, se serve, anche dichiararsi cristiani come Vendola o attivisti maschili come Stasi o antiabortisti come Casini... Oggi non c'e' più spazio per dichiarazioni di guerra e chiamata alle armi,   semmai la "buona battaglia" e' guardarsi attorno per scovare e stanare dagli anfratti del conformismo modaiolo i propri veri nemici e passare poi a distruggerli nel confronto diretto delle idee.
Interessantissima e condivisibilissima la tua invettiva.
Vorrei aggiungere, però, una prospettiva jüngheriana:
quello che tu tratteggi sembra un archetipo di Waldgänger [colui che ritorna al bosco]. Jünger, tuttavia, partendo dal personaggio Waldgänger, l'ha portato all'interessantissima evoluzione dell'Anarca, che offre spunti per una strategia di sopravvivenza-controffensiva in quest'Occidente così antimaschile; copio-incollo (se ben ricordo, da un articolo di "Antarès - prospettive antimoderne"):

Gli Dèi sono anche qui – questo il motto dell'Anarca. Esso carica l'hic et nunc del Waldgänger di presenze archetipiche atemporali, dalle quali egli trae la linfa vitale della propria (r)esistenza: fulcro fondamentale della sua condotta eversiva è la domanda su come "l'essere umano, affidato soltanto a se stesso, possa resistere allo strapotere sia dello Stato che della società, o degli elementi, servendosi delle loro regole di gioco, senza esser costretto a sottomettersi".
Condizione necessaria di ciò è il mantenimento, secondo la lezione stoica, di una signoria interiore che permetta di mantenere una certa stabilità anche in periodi di decadenza. Solo attraverso essa egli potrà, come d'altra parte fece il Waldgänger, servirsi della Modernità per trascenderla, rimanendone illeso. Il veleno, allora, diverrà farmaco. La sua apolìtia, lungi dall'essere un atteggiamento passivo, è il trasferimento di una guerra esterna al proprio interno: "l'autodisciplina è l'unica forma di dominio che gli si attagli".
L'Anarca sublima la lotta esteriore in resistenza spirituale. Il suo indugiare tra i diversi sistemi politico-spirituali che oggi si contendono il globo non ha nulla a che vedere con l'ignavia delle masse.
Queste le parole in proposito di Manuel Venator, l'Anarca di Eumeswil: "In quanto anarca, io sono deciso a non lasciarmi catturare da nulla, e non prendere in fondo nulla sul serio --- non in modo nichilistico, ma piuttosto come una sentinella confinaria, che in terra di nessuno aguzza occhi e orecchie in mezzo alle maree".
La sentinella in questione temporeggia, sul proscenio del teatro della storia
, per attendere il ritorno di quelle potenze mitiche che abitano ogni tempo, sebbene nel presente risultino perlopiù celate. La condotta dell'Anarca sarà pertanto poco appariscente. Egli cercherà di farsi notare il meno possibile, muovendosi di soppiatto accanto alle spire dei Leviatani e alle tirannie da panem et circenses: "lo stato sarà, in linea generale, soddisfatto di lui: egli si farà notare pochissimo".
Rimanendo in agguato nei domini del potere totalitario
, attenderà il proprio kairòs, il momento per agire eversivamente e far definitivamente crollare un potere che già̀ vacilla pericolosamente. Per mischiarsi e confondersi tra le pletore della Modernità, potrà persino partecipare, mantenendo tuttavia un perenne distacco, di modo da poter abbandonare la nave in caso di naufragio. Potrà associarsi, portando tuttavia avanti unicamente la propria causa, senza legarsi eccessivamente a quegli ambiti di cui si è dichiarato acerrimo nemico: "l'Anarca esplica le proprie guerre anche quando marcia allineato nei ranghi con gli altri".
Tali sono i tratti fondamentali dell'Anarca, Waldgänger esiliatosi volontariamente nella tana del lupo; come ben sostiene Giulio Maria Chiodi, "rappresenta anch'esso una presa di distanza dal mondo gestito dai Titani o dalle loro propaggini, ma non vive alla macchia, isolato nel bosco, bensì pacificamente inserito nel mondo [...], dove vive inosservato e si fa disponibile al corso degli eventi solo esteriormente. È un adattato non partecipe o un disadattato che si adegua [...]. Jünger vi vede l'uomo naturale, che coltiva se stesso senza sottomettersi a nulla e a nessuno e senza desiderio di sottomettere gli altri, noncurante di quel che operano i continuatori dei Titani".
Con questi personaggi, Jünger fornisce il proprio supporto a quegli uomini che, costretti a permanere all'interno della Modernità, non vogliono che la loro funzione spirituale si esaurisca nel consenso plenario, nella critica ad oltranza o in una totale ignavia. Il suo stoicismo può ben adattarsi ai tempi che corrono, nei quali veniamo costantemente convocati ai tribunali dell'opinione pubblica per discutere delle nostre inclinazioni ed aspirazioni. Alle opposizioni che caratterizzano il nostro tempo – le quali, spesso e volentieri, non fanno che manifestare le medesime parole d'ordine semplicemente tradotte in linguaggi diversi – il nostro risponde con l'indicazione di una terza via: quella del Waldgänger, che attinge dal bosco le risorse per condurre una strenua resistenza spirituale, e dell'Anarca, eversore del sistema, sentinella silenziosa che attende che quest'ultimo abbia esaurito le proprie possibilità per dargli il colpo definitivo e farlo trapassare.

Finnegan

Citazione di: johann il 10 Maggio 2020, 08:28:44 AM
In passato l'evoluzione politica e sociale procedeva sulla linerita brutale ma cristallina e per certi versi "pura" del modo di fare maschile: oltre i limiti del dialogo tutto si faceva convergere su un buon campo di battaglia, se non altro nella quasi totalità delle volte l'esito era "definitivo e irrefutabile"
Oggi invece tutto e' effeminato e i nemici  quasi mai sono chiaramente identificati e schierati  anzi  il loro modo di "combattere" e proprio quello di scompaginare  e disinnescare ogni possibile rifluire in schieramenti contrapposti di posizioni ideali di principio  tutto deve essere ridotto a infinite baruffe tra infinite posizioni di mezzo,  il trend vuole che tutto venga annacquato e confuso  per il mondo laicita se questo e' lo scopo val bene una messa  e se serve anche dichiararsi cristiani come vendola o attivisti maschili come stasi o antiabortisti come casini      oggi non c'e' più spazio per dichiarazioni di guerra e chiamata alle armi   semmai la "buona battaglia" e' guardarsi attorno per scovare e stanare dagli anfratti del conformismo modaiolo i propri veri nemici e passare poi a distruggerli nel confronto diretto delle idee
Questo è un punto fondamentale, evidenziato anche da sociologi e linguisti: il potere non procede per distinzioni binarie (bene-male, giusto-sbagliato) ma "triangolari", ovvero contrapposizioni nebulose e informi con frequenti cambi di schieramento, entrambe le quali fanno riferimento a un "vertice". E' come disputare una partita di calcio con tre squadre, in cui i giocatori cambiano continuamente casacca (il discorso del campo di battaglia che facevi tempo fa). Comce dice A. Soral, è la mentalità diabolica e perversa tipica del potere, contrapposta a quella delle masse che conservano (quando lo conservano) il senso del bene e del male.
Il nostro ruolo, vedi caso Stasi, è riportare il dibattito alla lineare dicotomia con gli uomini-contro gli uomini, non più (v. ancora Stasi) con gli uomini forse, ma anche un po' con le femministe moderate passando pergli LGBT passando per l'antigender ma con tavoli per i matrimoni gay invitando anche la Frezza :doh:
Citazione di: Waldgänger il 10 Maggio 2020, 11:17:41 AM
Interessantissima e condivisibilissima la tua invettiva.
Vorrei aggiungere, però, una prospettiva jüngheriana:
quello che tu tratteggi sembra un archetipo di Waldgänger [colui che ritorna al bosco]. Jünger, tuttavia, partendo dal personaggio Waldgänger, l'ha portato all'interessantissima evoluzione dell'Anarca, che offre spunti per una strategia di sopravvivenza-controffensiva in quest'Occidente così antimaschile; copio-incollo (se ben ricordo, da un articolo di "Antarès - prospettive antimoderne"):

Gli Dèi sono anche qui – questo il motto dell'Anarca. Esso carica l'hic et nunc del Waldgänger di presenze archetipiche atemporali, dalle quali egli trae la linfa vitale della propria (r)esistenza: fulcro fondamentale della sua condotta eversiva è la domanda su come "l'essere umano, affidato soltanto a se stesso, possa resistere allo strapotere sia dello Stato che della società, o degli elementi, servendosi delle loro regole di gioco, senza esser costretto a sottomettersi".
Jünger è davvero un autore per il nostro tempo, aveva ben intuito i rovesci di tutte le utopie antitradizionali. Aggiungerei che non dobbiamo solo mimetizzarci ma anche far sentire il più possibile la nostra voce.
Nel suo Iota Unum, Romano Amerio ci regala un passo non troppo distante:

La Chiesa [se vogliamo la dimensione spirituale, trascendente dell'uomo] continuerà ad aprirsi e conformarsi al mondo cioè a snaturarsi, ma la sua sostanza soprannaturale sarà preservata restringendosi in un residuo minimo e il suo fine soprannaturale continuerà ad essere perseguito fedelmente da un avanzo nel mondo. All'espansione ingannevole della Chiesa diluitasi nel mondo corrisponde un progressivo contrarsi e immiserirsi in un piccolo numero di uomini, in una minimanza che sembra insignificante e moriente, ma che contiene la concentrazione degli eletti, la testimonianza indefettibile della fede. La Chiesa sarà un pugno di vinti, come preannunciò Paolo VI nel discorso del 18 febbraio 1976.
E nell'oscurazione della fede, d'altronde indicata in Luc, 18, 8, possono aver luogo capovolgimenti di civiltà, che non capovolgono però la realtà di quell'avanzo della Chiesa: la rovina di Roma, tanto ricorrente nella profezia extracanonica, la migrazione della Chiesa da levante a ponente (forse nelle Americhe, forse nell'Africa), traslazione di imperi (secondo lo schema biblico), distruzione e ricostruzione di popoli. La Chiesa, semimorente nella povertà, nella persecuzione e nel disprezzo da parte del mondo, avrà il destino dell'Eletto di Thomas Mann: mentre il mondo si inabissa nella barbarie, egli si rifugia per penitenza e religione nell'inumana solitudine di un irraggiungibile recesso e lì si inselvatichisce, si nanifica, si nutre di erba e di terra, diventa una masserella organica in cui vive l'uomo, ma in cui è irriconoscibile l'uomo. Eppure in un frangente decisivo per la cristianità la Provvidenza ritrova il mostriciattolo semiumano, e i legati romani lo traggono a Roma, lo alzano al fastigio pontificale, lo consacrano al rinnovamento della Chiesa e alla salvezza del genere umano.
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Andy

Pare che parecchia gente sia stufa di farsi prendere in giro...

"Scontri e manifestazioni: in tutta Europa monta la protesta contro il lockdown"
https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/scontri-manifestazioni-europa-monta-protesta-lockdown-156017/

Vediamo se i media mainstream ne parleranno...

Finnegan

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johann

Citazione di: Waldgänger il 10 Maggio 2020, 11:17:41 AM
Citazione di: johann il 10 Maggio 2020, 08:28:44 AM
In passato l'evoluzione politica e sociale procedeva sulla linearità brutale ma cristallina e per certi versi "pura" del modo di fare maschile: oltre i limiti del dialogo tutto si faceva convergere su un buon campo di battaglia, se non altro nella quasi totalità delle volte l'esito era "definitivo e irrefutabile"
Oggi invece tutto e' effeminato e i nemici quasi mai sono chiaramente identificati e schierati: anzi  il loro modo di "combattere" e proprio quello di scompaginare  e disinnescare ogni possibile rifluire in schieramenti contrapposti di posizioni ideali di principio;  tutto deve essere ridotto a infinite baruffe tra infinite posizioni di mezzo; il trend vuole che tutto venga annacquato e confuso  per il mondo laicitsa se questo e' lo scopo val bene una messa, e, se serve, anche dichiararsi cristiani come Vendola o attivisti maschili come Stasi o antiabortisti come Casini... Oggi non c'e' più spazio per dichiarazioni di guerra e chiamata alle armi,   semmai la "buona battaglia" e' guardarsi attorno per scovare e stanare dagli anfratti del conformismo modaiolo i propri veri nemici e passare poi a distruggerli nel confronto diretto delle idee.
Interessantissima e condivisibilissima la tua invettiva.
Vorrei aggiungere, però, una prospettiva jüngheriana:
quello che tu tratteggi sembra un archetipo di Waldgänger [colui che ritorna al bosco]. Jünger, tuttavia, partendo dal personaggio Waldgänger, l'ha portato all'interessantissima evoluzione dell'Anarca, che offre spunti per una strategia di sopravvivenza-controffensiva in quest'Occidente così antimaschile; copio-incollo (se ben ricordo, da un articolo di "Antarès - prospettive antimoderne"):

Gli Dèi sono anche qui – questo il motto dell'Anarca. Esso carica l'hic et nunc del Waldgänger di presenze archetipiche atemporali, dalle quali egli trae la linfa vitale della propria (r)esistenza: fulcro fondamentale della sua condotta eversiva è la domanda su come "l'essere umano, affidato soltanto a se stesso, possa resistere allo strapotere sia dello Stato che della società, o degli elementi, servendosi delle loro regole di gioco, senza esser costretto a sottomettersi".
Condizione necessaria di ciò è il mantenimento, secondo la lezione stoica, di una signoria interiore che permetta di mantenere una certa stabilità anche in periodi di decadenza. Solo attraverso essa egli potrà, come d'altra parte fece il Waldgänger, servirsi della Modernità per trascenderla, rimanendone illeso. Il veleno, allora, diverrà farmaco. La sua apolìtia, lungi dall'essere un atteggiamento passivo, è il trasferimento di una guerra esterna al proprio interno: "l'autodisciplina è l'unica forma di dominio che gli si attagli".
L'Anarca sublima la lotta esteriore in resistenza spirituale. Il suo indugiare tra i diversi sistemi politico-spirituali che oggi si contendono il globo non ha nulla a che vedere con l'ignavia delle masse.
Queste le parole in proposito di Manuel Venator, l'Anarca di Eumeswil: "In quanto anarca, io sono deciso a non lasciarmi catturare da nulla, e non prendere in fondo nulla sul serio --- non in modo nichilistico, ma piuttosto come una sentinella confinaria, che in terra di nessuno aguzza occhi e orecchie in mezzo alle maree".
La sentinella in questione temporeggia, sul proscenio del teatro della storia
, per attendere il ritorno di quelle potenze mitiche che abitano ogni tempo, sebbene nel presente risultino perlopiù celate. La condotta dell'Anarca sarà pertanto poco appariscente. Egli cercherà di farsi notare il meno possibile, muovendosi di soppiatto accanto alle spire dei Leviatani e alle tirannie da panem et circenses: "lo stato sarà, in linea generale, soddisfatto di lui: egli si farà notare pochissimo".
Rimanendo in agguato nei domini del potere totalitario
, attenderà il proprio kairòs, il momento per agire eversivamente e far definitivamente crollare un potere che già̀ vacilla pericolosamente. Per mischiarsi e confondersi tra le pletore della Modernità, potrà persino partecipare, mantenendo tuttavia un perenne distacco, di modo da poter abbandonare la nave in caso di naufragio. Potrà associarsi, portando tuttavia avanti unicamente la propria causa, senza legarsi eccessivamente a quegli ambiti di cui si è dichiarato acerrimo nemico: "l'Anarca esplica le proprie guerre anche quando marcia allineato nei ranghi con gli altri".
Tali sono i tratti fondamentali dell'Anarca, Waldgänger esiliatosi volontariamente nella tana del lupo; come ben sostiene Giulio Maria Chiodi, "rappresenta anch'esso una presa di distanza dal mondo gestito dai Titani o dalle loro propaggini, ma non vive alla macchia, isolato nel bosco, bensì pacificamente inserito nel mondo [...], dove vive inosservato e si fa disponibile al corso degli eventi solo esteriormente. È un adattato non partecipe o un disadattato che si adegua [...]. Jünger vi vede l'uomo naturale, che coltiva se stesso senza sottomettersi a nulla e a nessuno e senza desiderio di sottomettere gli altri, noncurante di quel che operano i continuatori dei Titani".
Con questi personaggi, Jünger fornisce il proprio supporto a quegli uomini che, costretti a permanere all'interno della Modernità, non vogliono che la loro funzione spirituale si esaurisca nel consenso plenario, nella critica ad oltranza o in una totale ignavia. Il suo stoicismo può ben adattarsi ai tempi che corrono, nei quali veniamo costantemente convocati ai tribunali dell'opinione pubblica per discutere delle nostre inclinazioni ed aspirazioni. Alle opposizioni che caratterizzano il nostro tempo – le quali, spesso e volentieri, non fanno che manifestare le medesime parole d'ordine semplicemente tradotte in linguaggi diversi – il nostro risponde con l'indicazione di una terza via: quella del Waldgänger, che attinge dal bosco le risorse per condurre una strenua resistenza spirituale, e dell'Anarca, eversore del sistema, sentinella silenziosa che attende che quest'ultimo abbia esaurito le proprie possibilità per dargli il colpo definitivo e farlo trapassare.
non conosco Jünger ma prevedo che prima o poi si trovera' un posto nella mia piccola biblioteca
massimo rispetto e considerazione per l'approccio di Jünger che nella figura dell'anarca mi pare di capire suggerisca all'uomo contemporaneo la strategia di frapporre il massimo grado di attrito al "flusso" degli eventi al Panta rhei di eraclito  pur tuttavia lasciandosi inglobare e trasportare dallo stesso    un uomo che e' consapevole di essere una canna che si piega ai venti del passaggio del ciclone della  storia  ma che sull'essenza di se stesso e' determinato a  non spezzarsi mai per niente e nessuno    un uomo che combatte il suo tempo con l'arma della resilienza indiretta e passiva convinto che quantomeno questo salvaguardi la sua essenza incorrotta per l'appuntamento con il tempo nel quale la storia farà giustizia  e tutti i nodi verranno al pettine ....

uhmm!!?...numble!?  ....se  la mia rozzezza interpretativa ha comunque colpito da qualche parte il bersaglio della prospettiva ideale di Jünger  dichiaro che la cosa non si addice alla mia indole di uomo perché vedi  alla fine io ho sempre a che fare con me stesso,   e se mi conosco bene so  che rispetto alle provocazioni del mio tempo che mi interpellano in profondità  più spingo in me  l'introspezione filosofica e più ne esco con risoluzioni drastiche al limite della banalità   come nel caso in  questione   tutta la faccenda io me la riassumo e risolvo ricorrendo al proverbio:    aiutati che il ciel ti aiuta.

nella mia vita di miserabile peccatore ho capito di capire probabilmente una sola cosa: che la via  la verità e la vita  stanno sulla strada stretta e tortuosa che conduce a DIO  tutto il resto e solo "dissipazione e chiasso"  questo non significa che io sia un santo   anzi  (sghignazzate pure)  nel mio pellegrinaggio terreno da ubriaco il buon DIO più volte e stato costretto a venirmi a prendere per le orecchie e a calci mi ha rimesso  sulla retta via indicandomi pure la direzione   questo per dire che io alla ricerca del significato delle cose non mi spingo mai oltre una certa soglia razionale e pratica  perché  so che se proseguo oltre ad aspettarmi trovo proprio quel territorio speculativo relativista e secolarizzato che e' il mio nemico giurato  perché esso non mi vuole condurre a un'altra verità delle cose   ma negare che a questo mondo ci sia alcuna verità su niente

quindi oggi per come stanno le cose per me non esiste alternativa per ogni buon credente della regola "ora et pugna" dei templari  e cioe pregare e operare nel senso di combattere per cio in cui si crede  ogni buon cristiano non deve mai dimenticare di essere anche un "soldato di DIO" e che il concetto di pace per il cristianesimo non ha mai avuto nulla a che spartire con l'dea del pacifismo laicista

rispetto alle prospettive del futuro prossimo della chiesa e della società io pur rispettandoli  non sono tra i "catacombalisti" che nella burrasca  si ritraggono nell'introspezione ascetica mirando con questo a mettere in sicurezza il "seme" della fede  e aspettano che seguendo i cicli o i corsi e ricorsi della storia tutto passi   mi dispiace ma io nella mia "rozzezza escatologica"  anche se non conto un....  voglio provare ad esserci DENTRO gli eventi e battagliare a più non posso contro i miei nemici  almeno fino quando riuscirò a distinguerli

il grande PIOX nell'enciclica <il fermo proposito> del 1908 scriveva:
Solo quando avremo formato GESU CRISTO in noi potremo più facilmente ridonarlo alle famiglie alla societa'  E' pero' quanti sono chiamati a dirigere o si dedicano a promuovere il movimento cattolico devono essere cattolici a tutta prova, convinti della loro fede,  saldamente istruiti nelle cose della religione, sinceramente ossequienti la chiesa e il vicario di cristo in terra    (molto difficile attualmente),    armati di pieta' vera, di maschie virtu'  di puri costumi e di vita cosi intemerata che tornino a tutti di esempio efficace

Un uomo che è un uomo DEVE credere in qualcosa (dal film: il mio nome è nessuno)

Andy

Sempre a proposito della dittatura globale, ho trovato questo video, ironico e al tempo stesso inquietante. Dico inquietante perchè purtroppo moltissime persone ragionano così


Finnegan

Davvero ottimo, purtroppo molta gente ragiona così, credo abbia anche a che fare con l'ambiente di lavoro: se non ragioni in quel modo non ti prendono.
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Andy

#18
Ops!!!!... L'hanno trasmesso ieri a Report su Rai 3... Ma cosa sta succedendo?? Sono impazziti? ? ? ? ? :rofl:


Finnegan

Danno addosso a Gates in quanto "capitalista" mas GUARDANO BENE dal mettere in discussione la narrativa sulla pandemia.
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