Le figlie di Gucci devono risarcire la madre assassina

Aperto da Junio1, 19 Novembre 2020, 12:06:25 PM

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Junio1

Storture della giustizia italiana: le figlie di Gucci devono risarcire la madre assassina...
Paolo Comi — 18 Novembre 202

Le figlie del padre prematuramente deceduto devono pagare il risarcimento del danno per conto della madre che glielo ha ucciso. Lo ha stabilito la Cassazione con una ordinanza depositata questa settimana. Ma non solo. Sempre secondo la Cassazione, il comportamento criminale della madre determina che la stessa si possa arricchire a vita ai danni delle figlie. La giustizia italiana non finisce mai di stupire, soprattutto quando si tratta di vicende che hanno occupato le prime pagine dei giornali. Parliamo dell'omicidio di Maurizio Gucci, avvenuto nel 1995 a Milano su mandato della sua ex moglie Patrizia Reggiani. Iniziamo dalla fine.

Alessandra e Allegra Gucci, figlie dell'ex patron della casa di moda fiorentina, sono state obbligate dalla Cassazione a versare alla madre – condannata in via definitiva per l'omicidio del marito – una somma superiore a 20 milioni di euro, più un milione all'anno per il resto della sua vita. Il motivo? Permetterle di pagare il risarcimento del danno, pari a 700mila euro, che lei aveva causato alla compagna del momento, l'ex modella Paola Franchi, avendole impedito di vivere una vita agiata, ricca di viaggi e regali costosi. La signora Franchi, alla morte di Maurizio, intentò una causa nei confronti della Reggiani per vedere soddisfatto il suo credito risarcitorio per la scomparsa del compagno.
Quando l'ex modella si accorse, però, che Patrizia Reggiani era nullatenente decise di intraprendere un'azione legale contro terzi, in questo caso le figlie di Maurizio Gucci, ritenendo che fossero obbligate a versare alla madre un vitalizio grazie al quale lei avrebbe potuto veder soddisfatto il suo credito.

In forza del principio "dell'obbligo del terzo", l'ex modella le considerava eredi dell'assegno vitalizio di oltre un milione di franchi svizzeri che al tempo del divorzio, nel 1992, il loro padre aveva concordato con Patrizia Reggiani in un "promemoria di intenti", come lo definisce il codice svizzero. Promemoria redatto a St. Moritz e poi riversato in un "protocollo di accordo" stipulato l'anno successivo. Inizialmente, sia il Tribunale che la Corte d'Appello di Milano aderirono alle considerazioni delle due figlie rigettando ogni pretesa – addirittura all'epoca una, Allegra, era ancora minorenne quando iniziò la battaglia della Franchi contro le due figlie di Gucci. Secondo i magistrati milanesi, l'accordo, prevedendo un assegno divorzile ed essendo intimamente personale, si doveva ritenere estinto per morte dell'obbligato. La Cassazione, nel 2015, con un ribaltone inaspettato, annullava con rinvio alla Corte d'Appello di Milano, ritenendo invece che quell'assegno non avesse natura divorzile, inserendosi un atto che doveva essere letto, vista anche la presenza di disposizioni di quote alle figlie come legato post mortem e l'attribuzione del godimento a vita di un immobile alla Reggiani, di un "obbligo" di Gucci anche dopo la sua morte.

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La Corte d'Appello, nel 2017, sposava appieno le indicazioni della Cassazione e fissava in modo tombale che le figlie di Maurizio fossero obbligate non solo a risarcire la convivente del padre per la sua uccisione, al posto della madre, ma anche a pagare alla madre il maxi vitalizio. Allegra e Alessandra Gucci non mollarono e proposero un ultimo ricorso in Cassazione nei confronti della Franchi e della madre. Respinto, come detto, questa settimana. La Cassazione, in estrema sintesi, ha scelto di gravare di un onere le figlie di Maurizio, costringendole a pagare per conto della donna, la madre, che aveva ucciso il loro padre e per questo era stata condannata a ventinove anni di carcere. La Terza sezione civile della Cassazione, relatore Paolo Porreca, non ha poi neppure tenuto conto del fatto che Patrizia Reggiani, all'epoca e per i successivi 14 anni, non avesse preteso il vitalizio, anche come forma di compensazione del danno a seguito dell'omicidio, osservando che "erano incisi meramente apparenti (...) e relativi a profili morali e non giuridici" tanto da non essere considerati dal giudice di merito.

Va sottolineato, inoltre, che Paola Franchi aveva già ricevuto il soddisfacimento del suo credito da Patrizia Reggiani ben prima della sentenza. La circostanza fa ancora più scalpore in quanto viene totalmente meno l'oggetto stesso del procedimento. I giudici di piazza Cavour, con la loro decisione, hanno di fatto "costretto" l'ucciso, cioè Gucci per mezzo delle sue eredi, a versare dei soldi al suo assassino Patrizia Reggiani, colei che è stata condannata come mandante per il suo omicidio. Ma se i documenti firmati dai due coniugi erano regolati dal diritto svizzero e facevano capo a una convenzione di divorzio, come si è arrivati a parlare di volontà post mortem? Nell'ordinanza depositata questa settimana, i magistrati non hanno neppure tenuto conto dei profili circa l'indegnità a procedere, cioè il divieto previsto dall'ordinamento di essere eredi della propria vittima di omicidio. Le colpe dei padri (o delle madri) non devono ricadere sui figli: un principio, forse, non più di moda in Italia.

Finnegan

#1
Sentenza davvero esemplare: quando si tratta di potenti - e soprattutto di donne - non c'è divieto di patti prematrimoniali né omicidio che tenga. Va da sé che se il signor Chiunque si rivolgesse alla Suprema Corte adducendo questa sentenza si vedrebbe rispondere con una pernacchia degna di Totò.
Si noti il ritorno con gran clamore del mitico criterio del "tenore di vita".
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