Agenda LGBT: il signor “So tutto io” e gli sfasciafamiglie

Sodoma e Gomorra: LGBT e Saviano

Il tuttologo Saviano, oltre che esperto di Camorra, politica interna, politica estera, geopolitica, diplomazia, fenomeni migratori,  società e costumi, TV, sanità, gestioni pandemiche e vaccinazioni, diritti civili e, probabilmente, anche previsioni meteo, tarocchi e anticalcare per lavastoviglie, è anche ferrato in diritto canonico, sacerdozio, nonché indiscutibile vaticanista: praticamente Papa Francesco potrebbe richiedergli un corso su come condurre correttamente la Chiesa e chissà che, tra una puntata e l’altra di “Che Tempo che fa”,  il nostro  non trovi – bontà sua-  un ritaglio di tempo per suggerire al Pontefice una o più dritte,  per ottimizzare la guida spirituale di più di un miliardo di persone.

Infatti, sul profilo Facebook di San Roberto da Napoli, l’altro giorno faceva capolino questo post politicamente corretto che più corretto non si può, nemmeno con la grappa:  

Agenda LGBT: il signor "So tutto io" e gli sfasciafamiglieAgenda LGBT: il signor "So tutto io" e gli sfasciafamiglie

Saviano, da abile surfista dell’onda LGBTQ+ si produce in quello che sa fa fare molto bene, con un meccanismo ormai ben oliato: l’accrescimento della sua popolarità tutto incentrato sulla figura del “Cavalier Perbene” che combatte ogni ingiustizia.

Stavolta però, nel suo parlarsi e scriversi addosso ha compiuto più di un errore. Sembra davvero aver smarrito qualunque riferimento rispetto a ciò che sono: lo Stato, la condizione di cittadinanza, i diritti civili, le organizzazioni umane non statali, gli altri Stati, le religioni, la società in genere.

Saviano tratta tutti come potenziali lettori di Gomorra pronti ad incensarlo, forte di un successo che non lo frena dal prendere posizioni discutibili e dal sostenere assurdità, non prima di averle ammantate di  logica savianiana e suo conseguente imprimatur: e tanto dovrebbe bastarci.

Invece, no, non ci basta e, soprattutto, non basta per niente a chi il cervello preferisce ancora usarlo in autonomia, senza appaltarlo ai tuttologi da salotto ed anzi, proprio per questo motivo, sente prepotente il fremito di dover rintuzzare tali amenità.

Indebite ingerenze e eterofobia LGBT

Il delirio di onnipotenza delle rivendicazioni LGBT cui lo scrittore, nella sua perfezione vitruviana, presta subito spalla, ormai non accampa più richieste in ambito statale su diritti strettamente personali, ma dopo aver preso di mira i bambini, ora pretende di imporsi sul Cattolicesimo intero, sia in qualità di fenomeno religioso che nella sua qualità di  Stato estero e sovrano: ormai tutto è dovuto indistintamente da tutti, dal mondo intero.

Di questo passo si potrà pretendere che l’Universo si riavvolga su sé stesso, l’importante è non essere eterosessuali.

L’importante è non essere eterosessuali

Quello che sfugge a Saviano, nell’appoggiare immediatamente una protesta che riguarda una marginalità  interna alla stessa c.c.a.r, per fare istantanea sponda LGBTQ+%qwerty/canc#*, è che la Chiesa è fedele alla sua dottrina millenaria (che non può, e non vuole, essere influenzata dal vento matto degli ultimi 20 anni). 

Segue il suo credo, ha le sue legittime convinzioni essendo, essa stessa, sistema giuridico a sé stante e organizzazione statale propria che non deve nulla a nessuno se non impartire i suoi precetti ai propri fedeli,  i quali aderiscono liberamente a quella che non è una raccolta di “pensieri in libertà”, su cui siamo autorizzati ad intavolare una bella discussione dove ognuno è legittimato alla critica e a dire quello che gli passa per la testa.

Tutto questo ha un valore per il credente, che vi si conforma liberamente e non può (perché non vuole lui per primo) fare diversamente. Questo, è chiaro, per chi crede. Ed è altrettanto chiaro (tranne che a Saviano,  ad alcuni omosessuali e a quei sacerdoti tedeschi che forse hanno alzato più il calice del vino che altro)  che non si nasce nella Chiesa cattolica, ma si nasce liberi cittadini e si entra nella Chiesa simbolicamente nel rispetto dei valori familiari.

Un adulto, eventualmente LGBT non è obbligato né ad essere Chiesa né ad appartenere al clero, e chi non crede o chi non ne accetta le regole si chiama fuori e vive tranquillamente la sua vita in società, esattamente come chi detesta il tennis non si iscrive al circolo del tennis, chi ha avversione per il calcio non va a giocare a pallone e chi non sopporta gli scacchi non spende soldi in scacchiere e non si iscrive ai tornei di scacchi.

Se io decidessi di iscrivermi ad un circolo scacchistico, pretendendo però di presentarmi per giocare in mutande oppure con le regole del gioco modificate da me, ritenendole “innovative”, e i responsabili del circolo non volessero darmi ascolto, quanto varrebbero le mie proteste? Sarebbe già una situazione di pazzia manifesta. Se a questa pazzia aggiungessimo un gruppo di giudici di gara che,  “per protesta” contro la dirigenza, mi assecondasse permettendomi di giocare ugualmente, il quadretto di disagio psichico sarebbe completo: che senso avrebbe tutto questo?

Si impongono a persone liberamente associate regole esterne

La libertà consisterebbe, oggi, nell’imporre a gruppi di persone liberamente associate, o riunite, regole esterne? Il riconoscimento anelato quale sarebbe, quello che passa dalla prevaricazione?

Non era una volta, la libertà, intesa anche come  possibilità di scelta? Di scegliere dove inserirsi, cosa frequentare, in base ai propri gusti, scelte, valori, sentimenti?

La libertà è anche scelta: di dove inserirsi e cosa frequentare in base ai propri gusti, scelte, valori, sentimenti

Se, su di una spiaggia libera, vedessi gente che a me non piace divertirsi con un’attività che ha regole che non condivido, non sarebbe più logico, per me, rivolgere la mia attenzione ad altre attività affini ai miei gusti e da praticare, possibilmente, con gente per me piacevole?

Per quale motivo dovrei volermi inserire, di prepotenza, in un gruppo di persone che ritengo fastidiose, che ha regole proprie e che non condivido, per imporre loro le mie regole?

Ribadisco, quindi, il concetto: la Chiesa ha la sua dottrina, il suo credo, le sue convinzioni, non è lo Stato italiano e non deve nulla a nessuno se non impartire precetti ai suoi fedeli; in secondo luogo non ce lo prescrive il curante di seguire la Chiesa Cattolica e tantomeno di prendere i voti: di cosa stiamo parlando? Se essa vuole benedire, non benedire e tutto il resto adducendo le sue motivazioni, rientra nelle sue prerogative e l’appartenenza alla Chiesa non è un obbligo statale come avere l’assicurazione RC-auto prima di mettersi alla guida di un veicolo. Cosa non è chiaro a Roberto Saviano e ai suoi sostenitori?

Tra l’altro, la volontà è realmente quella discutibile di imporsi sulla religione cattolica e sui suoi fondamenti, non altro.

La volontà è scardinare, con un grimaldello ideologico, la Chiesa, boccone troppo ghiotto cui rinunciare, sul cammino dell’affermazione simbolica di un’ideologia.

LGBT: attacco frontale alla società e guerra alla famiglia

La Chiesa va colpita al cuore come istituzione, come simbolo, come religione, come nucleo di valori, come tradizione, come collante sociale e per tutto ciò che rappresenta. L’attacco alla Chiesa è un attacco frontale alla società, basata sulla cellula familiare, sul mutuo soccorso, sul senso di identità comunitaria.

Un attacco frontale alla società, alla cellula familiare, al senso di identità comunitaria

All’ideologia gender si inginocchia la Chiesa di Roma, pur non volendolo fare: un’esibizione di potenza degna dell’immagine del macellaio che sgozza il manzo.

Perché non è vero che la Chiesa, oggi, non rispetti le persone omosessuali: è vero il contrario.

La Chiesa si confronta con il problema omosessualità fin dai primi secoli. Segnaliamo due documenti importanti, Persona humana (1975) e la Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali (1986), dove la condanna non riguarda la persona, ma i suoi comportamenti. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1997) ne parla ampiamente ai numeri 2357-2359 descrivendo il problema come inclinazione «oggettivamente disordinata» dopo aver affermato però che le persone omosessuali «devono essere accolte con attenzione, compassione e delicatezza» e prospetta un percorso pastorale che le conduca gradualmente alla pienezza della vita cristiana.

Niente sembra placare le rivendicazioni LGBT

LGBT, coppia lesbica tortura per mesi il figlio di 5 anni
Coppia LGBT tortura per mesi il figlio di 5 anni

Purtroppo niente sembra placare la sete LGBT, che ha troppo sale nelle sua retorica rivendicativa, tale da rendere il suo piatto sempre più immangiabile.

Perché se la pretesa è il salto (il)logico dalla comprensione sul piano umano, al riconoscimento della condizione matrimoniale, allora c’è un equivoco di fondo, su qualcosa che nessun Pontefice, con evidenza, potrà mai avallare né riconoscere.

La compassione verso la condizione LGBT non può prevedere la subdola allegazione di tutte le istanze che si pretenderebbe ne discendano automaticamente.

Non è così, semplicemente perché non è vero che sia così e non potrebbe esserlo: non possiamo accettare automatismi distruttivi dell’istituzione familiare in nome delle utopie LGBT, sia come concetto e modello religioso, che come unità costitutiva del tessuto sociale.

Non possiamo accettare automatismi distruttivi dell’istituzione familiare, unità costitutiva del tessuto sociale

Per la Chiesa da una parte c’è il «matrimonio», termine con un significato preciso, applicabile solo a un’unione stabile tra un uomo e una donna, aperta alla vita.

“Questa unione è unica, perché implica la differenza tra l’uomo e la donna, uniti da un rapporto di reciprocità e arricchiti da questa differenza, naturalmente capace di generare vita”

La specie umana genera per natura, non per tecnica. Nascere in maniera naturale è un diritto

Il matrimonio riguarda la famiglia che, in potenza, genera e genera per natura, non per tecnica. Un bambino ha il diritto di nascere naturalmente in una famiglia con potenzialità generante non basata su tecnica medica.

E’ necessario stabilire un principio, che avvia dalla seguente comprensione:  nascere in maniera naturale è un diritto.

L’assimilazione di questo diritto (che dovrebbe essere di elementare comprensione), ed il suo riconoscimento in ambito pubblico disinnescherebbe la spirale di stravaganti richieste al rialzo, in quella che è diventata un’insensata guerra alla famiglia, a ciò che essa rappresenta e – per estensione – a chi ne sostiene, professa e difende l’identità. 

Una spirale di stravaganti richieste al rialzo in un’insensata guerra alla famiglia

Inoltre, questo porterebbe, a cascata, alla cessazione delle stesse richieste anche nell’ambito delle adozioni LGBT.

Ritengo l’affermazione del principio sopra esposto un’urgenza politica e civile,con buona pace di Saviano e di tutti gli sfascia-famiglie.

4 pensieri riguardo “Agenda LGBT: il signor “So tutto io” e gli sfasciafamiglie

  1. Al merda se lo citate fate solo pubblicità, dopodichè ce ne vuole a difendere la chiesa cattolica che è l’origine di ogni ipocrisia femminista (oltre che dell’immigrazionismo, delle coperture mafiose e dell’ingerenza americana).

    1. Non ti viene in mente che da un po’ di tempo, il Vaticano è stato occupato da poteri forti? Non l’abbiamo inventata noi questa ipotesi, le fonti sono innumerevoli basta cercarle

    2. La Chiesa Cattolica è stata fondata da Gesù Cristo circa 2000 anni fa e ha costituito la forza spirituale dell’Occidente, del grandioso Occidente che fu.

      Il Cristianesimo ha dato ragioni e strumenti per costruire civiltà, formare famiglie numerose e stabili, esprimere la bellezza dell’umano ingegno (dalle magnifiche cattedrali medievali alla Divina Commedia, dalla filosofia scolastica alle innumerevoli opere pittoriche italiane, dal diritto canonico alle prelibatezze della cucina monastica, dalla custodia dell’antica sapienza greca alla meravigliosa musica dell’Ave Verum Corpus).

      Ma prima di tutto la Chiesa Cattolica, ha costantemente insegnato ai fedeli, anche ai nostri avi, a combattere e vincere contro il male che, fin dai primordi, corrode individuo e società.

      La degenerazione dell’Occidente contemporaneo ha radici spirituali, da rinvenirsi da un lato nella corruzione della fede degli europei maturata con il fenomeno sociale detto “Sessantotto”, dall’altra nella crisi della stessa Chiesa Cattolica, in conseguenza del coevo Concilio Vaticano II.

      Ma accusare la Chiesa Cattolica in luogo degli uomini di Chiesa è un macroscopico errore, perché significa confondere la parte con il tutto, un po’ come fanno certe rivistucole straniere (spesso tedesche) quando omologano i mafiosi da te citati con l’Italia intera.

  2. La specie umana genera per natura, non per tecnica. Nascere in maniera naturale è un diritto
    Direi… Sacrosanto! Tuttavia, faremmo torto alla nostra taratura intellettuale se anche indirettamente elevassimo a nostro pari questo… Saviano, il rampollo più chic “dell’onorata società dem’”, succursale italiana della multinazionale Open Society, a sua volta agenzia su questo pianeta dell’universalismo progressista. In un mondo sempre più efebico e arcobalenato, in cui l’umanità viene corrotta al femminile per prepararla alla degradazione LGBT si può capire come per la “chioccia” del sistema anche uno come Saviano è pur sempre “bell ‘a mamma soja”. Lasciamolo nel suo mondo al progesterone, in compagnia dei “sorelli” e delle sorelle femministe, e veniamo al nocciolo della questione incentrata sull’intemerata del “nostro” circa una situazione a suo dire insostenibile: l’ingerenza della Chiesa nelle cose pubbliche. … niente di nuovo sotto il sole.

    Da prima ancora dei libelli dell’800 siamo dentro lo schema di un conflitto “atrofizzato” nella storia e arrivato sino a noi irrisolto, un conflitto che ruota intorno al: date a Cesare quel che è di cesare e a DIO quel che è di DIO. Sorvoliamo sul fatto che la Chiesa sussiste da 2000 anni, molto prima di tutte le magne carte, le costituzioni, gli ordinamenti, e gli stati di diritto che si vogliono, e che a oggi è l’unico paradigma “collaudato” di principi e valori che sia stato capace di generare una civiltà realmente a misura d’uomo, e degna dell’uomo. Sorvoliamo anche su tutto l’arrugginito armamentario ideologico dei nemici della Chiesa di ogni tempo (contrapposizione tra Chiesa e Stato, tra fede e ragione bla, bla) per dire come tra Chiesa e Stato non può esistere una separazione, ma una distinzione di ruoli; l’uomo è fatto di materia organica e materia spirituale, Stato e Chiesa ognuno nel proprio ambito sono chiamati a far convergere il loro operato su di un unico e indivisibile soggetto: l’uomo. la CHIESA (ovviamente escludendo quella di Bergoglio) non si impiccia della “Salerno Reggio Calabria” o dell’inflazione monetaria, ma dell’aborto, dell’eutanasia, del gender ecc., bisognerebbe chiedersi chi tende a “invadere” l’ambito altrui, oppure visto che già oggi non si capisce bene chi faccia cosa, se proprio nella commistione di questi ruoli in capo allo Stato con la Chiesa come gregario non stia la “soluzione finale” agognata da tutti i “Rainbow-snob”.

    Cominciamo quindi a disossare la demagogia del nostro, svelando che il problema oggi è rappresentato proprio dal fatto che il suo “Cesare” senza tanti indugi ha deciso di attraversare il “Rubicone” con la ferma intenzione manu militari laicista di rappresentare anche DIO. L’invasione del “vietato pensare” laicista nell’ambito morale ed etico della società ci offre su questo ambito già alcune perle di “follia eticamente corretta”: come non pensare ad esempio al genocidio dell’aborto se messo in relazione a tutta la demagogia “umanista” (bambini, futuro, identità ) millantata dal sistema in tema di denatalità, ai “record inumani” rappresentati da molte “conquiste” in materia di diritto e di giurisprudenza penale come quella del 2016 che in tema di aborto chiarisce: la legge 194 giustifica l’aborto eliminandone ogni nota di antigiuridicità quando venga accertato un pericolo anche solo psichico della gestante ossia di possibilità di turbamento del suo stato di equilibrio (?!) oppure nell’ordinanza della cassazione del 2008 che ha confermato come diritto: il risarcimento del danno per la madre in caso in cui l’intervento abortivo non abbia avuto “successo” (?!) risarcimento esteso nel 2010 anche al padre che a proposito di questione maschile si vede confermato nella sua assoluta insignificanza per quanto attiene la decisione di abortire, ma viene in qualche modo riconosciuto nel caso il figlio dovesse nascere malgrado la volontà della madre (?!) e non è finita qui perché tutto lascia intendere che per mera consequenzialità logica si arriverà al delirio di riconoscere al figlio “malauguratamente” nato il diritto a un risarcimento per essere nato (?!) e poi come non pensare ai radicali che al grido: i peccati non sono reati, hanno proposto di legittimare l’incesto solo per consumare una ulteriore tappa nel processo di bonifica della laicità dello Stato da ogni referenza morale cristiana.

    E via sulla stessa falsariga il tema affidi (Bibbiano) quello dell’accoglienza, quello dell’inclusione, fino alla stessa Chiesa di Bergoglio o di Saviano (fate voi) ubriacata di relativismo rahneriano per cui Dio si rivela non nella Chiesa, ma nel mondo dell’esistenza perché nel mondo dell’esistenza c’è “Dio al lavoro”, e quindi essa non può che essere SEMPRE positiva (la variante teologica dell’insulso positivismo modernista). La Chiesa pertanto non deve giudicare la storia perché è parte della storia, non deve fare più battaglie perché non ha più nemici da combattere, non deve dare più risposte ma farsi solo domande e per ultimo le avanguardie rappresentate ad esempio dalle perversioni gender queer transumaniste ben incarnate da Alberto Giubilini e Francesca Minerva “ricercatori” allievi di Singer che propongono la teoria aberrante dell’umanizzazione progressiva secondo la quale noi diventiamo persone SOLO quando abbiamo coscienza di noi stessi e del mondo circostante cioè coscienza della condizione in cui viviamo e del valore e disvalore delle nostre e altrui azioni …a parte che non si capisce in base a quale morale un valore è considerato un valore oppure un disvalore, poi si entra nell’orrido quando si realizza che tutti i bambini non sono persone e noi stessi quando dormiamo (?!) credete che siano solo str****e radicali? Che con il tempo non facciano strada? …fermiamoci qui, da questo si evince anche a “pelle” che siamo di fronte a una contesa sull’uomo di carattere epico che oppone non due compiute e distinte proposte di umanesimo, ma la battaglia intestina di uno di essi che si ritrova dentro di sé il parassita di un altro che nella negazione e distruzione del padrone di casa vede la propria stessa ragione di vita. A “fare sul serio” cominciò Kant con la sua Critica alla Ragion Pura, (uno dei “vangeli” del mondo relativista secolarizzato di oggi) in cui usando la ragione pura pretese di sconfessare la ragione pura, in altre parole è riuscito nel capolavoro di piazzare la ragione quale strumento di conoscenza della verità delle cose a garanzia della propria stessa smentita (??!) E tuttavia sarà proprio Kant che avvierà il processo di abrogazione del principio di non contraddizione e di discrasia della ragione, distruggendo la metafisica sostituisce il Dio oggettivo conoscibile mediante la ragione, con un dio soggettivo che si fonderebbe solo sulle esigenze etiche del cosiddetto imperativo categorico. In altre parole Dio non esiste in quanto evidenza razionale, ma solo perché “serve” alla giustificazione etica del presupposto, da qui la conseguenza di un Dio non più sorgente di caldi valori di riferimento, ma solo funzionale alla fredda speculazione dell’idealità umana.

    Non si salva niente, nemmeno la coscienza: da luogo dove alla luce della verità si riconosce ciò che è bene e ciò che è male, a luogo che decide “lei” cosa sia bene e cosa sia male. Da quel momento l’uomo comincia lentamente a congedarsi dalla consapevolezza della sua natura meravigliosa e tuttavia finita e limitata, capace per ciò stesso di trattenere sul razionale ogni sua ambizione, per scappare nell’idealità sconfinata e senza limiti del suo io soggettivo. Svincolati dalla verità oggettiva insita nel fine di ogni cosa, se ne perde l’oggettiva comprensione e con essa si finisce inevitabilmente per perdere il contatto con il consorzio del mondo reale senza alcun senso del limite.
    I connotati delle cose diventano sublimazioni intellettuali e vengono interpretate più dal cervello ideologizzato che dal cuore dell’uomo, da quel momento nascono tutti gli …ismi che vediamo imperversare intorno a noi: la moralità lascia il posto al moralismo, la giustizia al giustizialismo, l’autorità all’autoritarismo, la libertà al libertinaggio, la fede al fideismo ecc. Ecco perché nonostante vada di moda l’ecumenismo progressista per il quale pur di non cedere l’immeritato primato politico ideologico si millanta tutto e il contrario di tutto, non si riesce a credere “a pelle” all’umanità ostentata dai progressisti, come quella ad esempio di Casarini rispetto ai migranti, del PD che proclama “prima le persone” o della rettitudine in campo informativo di Saviano, ecc. è proprio il loro piatto spessore morale che alla fine li frega perché in realtà il progressista è coerente con se stesso: non ama, al massimo empatizza, non crede, al massimo rispetta, non giudica, al massimo analizza, non ha fede, al massimo sentimentalizza, in pratica non vive, recita come non è credibile una persona che non riconosce e non vive la verità della propria umanità. Così non è credibile una società fatta di tali persone e di conseguenza non è credibile uno Stato fatto di tale società, figurarsi una comunità sovranazionale fatta di tali Stati. Se questa Europa non ha un’anima è per questo motivo, eccoci ai “convitati di pietra” di tutto questo discorso: il concetto della libertà e della laicità, concetti non nuovi, propri anche della Chiesa, ma oggi talmente carichi di cliché e luoghi comuni da essere sul punto di schiantare.
    LIBERTÀ quanto alla libertà cito Julio Loredo: libertà implica capacità di fare qualcosa, è ciò che scelgo di fare che mi qualifica, l’equità dell’atto libero si giudica dall’equità del fine che persegue, pertanto senza un orizzonte etico la libertà è solo uno slogan vuoto.
    LAICITÀ volendo farne un grossolano compendio, diciamo che oggi la laicità viene concepita come “garanzia” della libertà del singolo e salvaguardia contro le conseguenze del massimalismo e dell’integralismo reazionario a suo dire propri della condizione di uno stato confessionale. Questa cosa è talmente demagogica che oggi lo stato laicista è diventato l’essenza oggettiva di tutto quello che in teoria dice di volere scampare con il proprio essere. La laicità è antitetica all’identità, non può rappresentare l’indole di una società, una società come una persona semplicemente non si concepisce senza dei precisi connotati identitari, culturali, e religiosi, ecco perché la laicità italiana se mai sia stata concepita come spazio di manifestazione pluralista, davanti al fattore di omogeneità e coesione rappresentato dalla religione cattolica, pur di non riconoscerne il ruolo si è trasformata essa stessa in una religione.
    Oggi la laicità con i suoi precetti e i suoi dogmi, ha preso proprio i connotati integralisti e fondamentalisti, che in totale mala fede ha sempre contestato alla Chiesa cattolica, chiaramente per toglierla di mezzo gradualmente. Dal p.corretto ci stiamo allargando a un concetto di cittadinanza sociale corretta o meglio “sostenibile”, ovviamente in base ai precetti laicisti: vietato giudicare, criticare, stigmatizzare, condannare, al di fuori della “verità” di regime tutto è potenzialmente passibile di razzismo e intolleranza, evidente che non si può continuare a vivere in questo modo, non è tollerabile che da un lato si difenda enfaticamente il mio diritto di parola e di pensiero, ma dall’altro mi si vieti concretamente di estrinsecarlo e di valorizzarlo, e come se nella vita ogni proposito dovesse fermarsi un momento prima di coinvolgere l’esercizio della volontà di: scegliere, decidere, fare, perché quell’atto necessariamente discriminante potrebbe risultare “razzista” per Tizio, Caio Sempronio, oppure per questa o quella situazione.
    Facile vedere dentro a quale deriva nichilista ci troviamo e in cui anche l’infame sistema è coinvolto: la negazione di ogni realtà fondata sull’essere delle cose porta alla negazione del fine delle cose, non c’è un significato nel vivere, tutto è relativo per cui tutti i giudizi, anche quelli contraddittori hanno uguale valore quindi niente ha valore, segue il delirio egualitario esteso oltre l’uomo alle caratteristiche del creato, se non esiste “la verità’” delle cose non esiste l’errore, il reato, il peccato: si può dire tutto e il contrario di tutto, scompare anche il significato di tutto… dissoluzione totale
    L’ideale non è astratto anche per la questione maschile, bisogna scegliere la prospettiva di una vita “militante”, combattiva dove ci sia modo di mettersi alla prova per costruirsi e conquistarsi il proprio futuro. Basta vivere nel limbo mellifluo di questo sistema effeminato, privo di virilità dove tutto il tipico potenziale maschile di determinazione delle cose è stoppato sul nascere da questo infame sistema laicista, che nell’indeterminazione in cui intende lasciare ogni cosa persegue la sua follia egualitaria
    Restiamo liberi nella tradizione dei nostri padri! Liberiamoci dello stato etico laicista

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