Un’altra casta

Un'altra casta

Esiste un’altra casta le cui nutrite fila sono ingrossate dai personaggi del pubblico spettacolo.

Per quanto a qualcuno possano risultare bravi,  intrattenitori come Fiorello, Amadeus, Panariello ed altri reputo scandaloso che essi infestino le reti pubbliche come se queste ultime fossero il loro dovuto, perpetuo,  habitat naturale.

Proprio perché servizio pubblico la Rai dovrebbe garantire, in modo trasparente,  anche un periodico ricambio del suo parco “artisti”.

Qualcuno potrebbe opinare che essendo i personaggi prima citati dei dipendenti pubblici allora bisognerebbe estendere, paradossalmente,  questo ragionamento a tutti i dipendenti Rai e a tutti i dipendenti pubblici, ma c’è una differenza di fondo che è bene ricordare dal momento che sarebbe malafede paragonare i personaggi di spettacolo della Rai (quelli destinati al palcoscenico, per intenderci), a tutti gli altri suoi dipendenti, poiché essi svolgono un lavoro che ha come contropartita  una  retribuzione talmente robusta da essere in grado di sistemare economicamente tutta la vita di una persona con una sola stagione lavorativa.

E’ quindi mai possibile che in Italia non ci sia nessun’altra persona, talentuosa e simpatica, in grado di condurre un programma Rai di intrattenimento che non sia, per esempio,  Carlo Conti? O un “giovane” che non sia il pensionabile Fiorello? Io credo che noi cittadini dovremmo pretendere, questo, dalla tv pubblica, proprio perché essa dovrebbe essere , appunto, pubblica e dovrebbe garantire un accesso costante e ciclico di volti nuovi al suo interno e non, invece, ricalcare i passi della peggiore -stantìa- politica.

Per quanto bravi i vari conduttori, intrattenitori, artisti vari, dovrebbe essere stabilito un limite di permanenza, trascorso il quale bisogna schiodare per permettere selezione ed accesso a persone nuove.

Carlo Conti, o chi per lui, le bollette continuerebbe a pagarle ugualmente, su questo non ci piove.

La distinzione tra politica, calcio e spettacolo si fa sempre più labile

Un’ultima riflessione: è vero che si tratta di vere e proprie caste di potere (che ormai controllano politicamente ed economicamente il Paese), infatti se ci fate caso da tempo immemore sono mondi entrati in contatto -politica, calcio, spettacolo-, dove la distinzione tra l’uno e l’altro si fa sempre più labile: il politico che invitato fa baldoria alla festa organizzata dal personaggio di spettacolo e che si dimena al fianco di un  calciatore tatuato con la velina che fa da appendice, mentre il Paese è allo sfascio.

Questo è il triste affresco della nostra realtà (molto più esibito mediaticamente nel primo decennio del ventunesimo secolo), a cui questi signori ci hanno abituato da tempo: mi rasserena solo sperare che siano gli ultimi, stomachevoli, atti decadenti di un impero che implode.

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