Sessualità esibita: 2 o 3 considerazioni

Ultimamente sembra che la sessualità (non intesa in senso generale, ma nelle sue devianze comportamentali), sia al centro del dibattito pubblico.

I fenomeni minoritari relativi alla sessualità, reclamano a gran voce la dimensione pubblica

I fenomeni minoritari relativi alla sessualità, reclamano a gran voce la dimensione pubblica, come se la loro stessa definizione dipendesse dall’attenzione mediatica, dall’imporsi sul dibattito, dal sovrastare qualunque altro tema con l’ossessione maniacale delle proprie inclinazioni sessuali e dell’uso che se ne intende fare. 

Ma la sessualità non era un fatto strettamente privato, riservato, intimo, personale, proprio? Cosa è cambiato?

Lo domando, perché  l’atteggiamento che ho evidenziato non riguarda esclusivamente il discorso sui diritti (su cui è logico e corretto porre interrogativi come parte sociale e sollecitare risposte dalla controparte statale;  questo è il sale della convivenza civile e parte integrante del processo di maturazione della società in generale), ma riguarda una sovraesposizione mediatica delle tendenze personali che rispecchia, in ultima analisi, quelli che sono i comportamenti tipici. Parlo per stereotipi? Non lo so, forse non sono in grado di essere obiettivo su questo, perché sto scrivendo da semplice cittadino immerso in quella che è oggi la società italiana, di quello che vedo e di ciò che traspare, ed io prendo solo atto di questa tendenza che ho sotto gli occhi, quotidianamente.

Sessualità ed ostentazione

La sessualità individuale diventa esibizione pubblica

Quello che si sta imponendo, e non mi sembra affatto una conquista, è la sessualità individuale come rivendicazione pubblica che personalmente, nella cronaca,  trovo irritante e fastidiosa non meno di essere messo sistematicamente a conoscenza del numero di scarpe del mio eventuale interlocutore, o del colore dei calzini invernali che preferisce indossare.

A me, ad esempio, viene istintivo rispondere, a chi sente di dover rimarcare il proprio orientamento in pubblico (come se il proprio orientamento fosse il centro del mondo): “Non me ne frega nulla“. E questo che si tratti di omo, etero, transessualità, eccetera.

Per quale motivo chi etero non è, sente il bisogno di ribadirlo pubblicamente, in ogni occasione?

Per quale motivo chi etero non è, sente il bisogno di ribadirlo pubblicamente, in ogni occasione?

Sessualità esibita ed eterofobia

Pochi giorni fa vedevo un programma in tv, di gente che cerca al buio un/una partner.

Il meccanismo del programma prevedeva che, prima e separatamente, si incontrassero i partecipanti. Da una parte tutte le donne, e poi tutti gli uomini che avrebbero dovuto trovare il partner ideale.

Bene, il “caso” (vabbè) ha voluto che tra le donne in fase di prima conoscenza  – tra loro, in qualità di  concorrenti – ci fosse una lesbica:  la PRIMA cosa che questa concorrente ha puntualizzato alle altre è stata “io sono lesbica”, e le altre concorrenti, probabilmente per il clima che si respira oggi, vuoi per altri motivi, si sono sentite in dovere di rispondere “Oooh, che bello”, “Finalmente, una concorrente lesbica”, tutte belando lo stesso non-credibile leitmotiv, 6 su 6,  che se si fosse trattato di un’elezione sarebbe stata quella di Kim Jong-un o dell’Ayatollah Khomeini, in un susseguirsi inverosimile di complimenti dove riuscire a distinguere l’autenticità della reazione dal conformismo dovuto, richiesto dai riflettori puntati addosso e dalla pressione sociale circa le aspettative di interesse sull’argomento, con annessa dovuta e  automatica accettazione, diventa impresa ben ardua.

La spontaneità diventa conformismo dovuto

Pensate che un’ipotetica concorrente che avesse voluto dire “Sarai anche lesbica, ma a me importa quanto un fico secco”, sarebbe stata a suo agio in quella situazione, e di fronte alla tracotanza di chi crede che tutto ruoti attorno alla propria sessualità, imponendolo arbitrariamente come argomento pubblico?

Per questo torno a pensare che un bellissimo quanto sfrontato ‘chissenefrega’  sarebbe stata la risposta più idonea anche, e soprattutto, per cominciare a pretendere la riaffermazione di quel codice comportamentale minimo, dato dalla sommatoria di intelligenza, maturità, educazione e buon gusto, che relega  la sessualità individuale dov’è giusto che stia: sul piano dei fatti strettamente privati di cui agli altri, per esempio, potrebbe non importare proprio nulla. 

Che dite, potremmo farcela in questa battaglia di civiltà?

Per approfondire: https://www.provitaefamiglia.it/

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